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domenica 8 febbraio 2009

L'Attimo Fuggente - Peter Weir

L'Attimo Fuggente può essere considerato a tutti gli effetti un capolavoro del cinema mondiale a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta; il successo di pubblico ottenuto fu straordinario e la vittoria dell'Oscar nel 1990 come miglior sceneggiatura, firmata da Tom Schulman, fu un'ulteriore consacrazione. Diretto da Peter Weir e interpretato da un Robin Williams agli albori, questo film ha conquistato tutti con una storia semplice, lineare nella sua drammaticità, ma che scuote fortemente gli animi perchè emblema dell'anticonformismo.

Ambientato nel 1959, nella severa Accademia Welton, sulle colline del Vermont, ci racconta la storia del professore di Letteratura John Keating (Robin Williams), che, arrivato nella nuova scuola, introduce un metodo d'insegnamento assolutamente innovativo e bizzarro. Le sue lezioni spesso si svolgono all'aperto, i classici libri di testo vengono strappati in classe, e le lezioni in aula declamate in piedi sulla cattedra: ogni cosa è simbolo della lotta a un conformismo dilagante nella scuola e nella società degli anni Sessanta. Keating insegna ai suoi giovani studenti a pensare con la propria testa, a cercare in ogni cosa uno sguardo ulteriore, a seguire le proprie ambizioni, cogliendo l'attimo, per vivere a fondo, "succhiando tutto il midollo della vita". I suoi studenti, tra i quali si distinguono l'appassionato Neil Perry (Robert Sean Leonard) e il timidissimo Todd Anderson (Ethan Hawke), giorno per giorno, prendono familiarità con i suoi modi e con i suoi moniti. Pronti ad assorbire ogni cosa, come delle spugne finora aride, decidono di seguire le orme del professore, ricostituendo un'antica setta, quella dei "poeti estinti" ("Dead Poets Society" è in realtà il titolo originale). Questo nuovo modo di pensare, e soprattutto di essere, ha però dei risvolti imprevisti: il giovane Neil, incoraggiato dall'insegnante a seguire il sogno della recitazione, si scontra, però, con il padre, il quale ha altri progetti per lui. L'incapacità di realizzare le sue aspirazioni e la sottomissione al volere dei genitori, lo porta al gesto estremo: il suicidio. La sua morte scuote tutti i suoi compagni, specialmente il fragile Todd, e naturalmente il professor Keating, che dopo un'inchiesta interna della scuola, accusato dai suoi stessi studenti, costretti a firmare un documento che provi la sua colpevolezza per la morte del ragazzo, è costretto a lasciare la scuola. Il saluto finale dei suoi alunni è da brividi.

Nel film, il protagonista ci fa ascoltare con la sua voce le poesie di Whitman, Keats e Shelley e, una volta finito, vien voglia di andare a cercarle e leggerle, ad alta voce, riscoprendo (o scoprendo), così, l'importanza della letteratura anglo-americana. Riscoprendo, in generale, la forza della poesia e il suo essere piena di passione. E un'altra cosa che subito reclama una riflessione è l'importanza dell'insegnamento nelle nostre vite; di come, nel periodo della giovinezza, sia fondamentale trovare un professore che non imponga metodi d'insegnamento asettici, basati solo su nozioni mnemoniche, che sappia stuzzicare abilmente la nostra sete di sapere. Era un tema attuale nei college americani degli anni '60, lo è ancora oggi, forse ancor di più.
Il finale è prevedibile, ma questo non toglie nulla alla pellicola: la recitazione di Robin Wlliams è commovente, lo è altrettanto quella dei giovani attori in erba, Robert Sean Leonard su tutti, sebbene poi l'unico a far carriera sia stato Ethan Hawke.
E' un classico, nulla da aggiungere. Se non l'avete ancora visto, fatelo. Carpe diem, come dice il professor Keating.

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