Per chi non ama fare il cinema ma guardarlo, per chi piange in sala e ride in salotto, per chi vorrebbe tanto capire Kubrick ma non ci riesce. Dall'idea di due ignoranti di cinema, privi di pregiudizi di genere, ironici e dinamici, affiancati da fidi collaboratori, un blog per tutti i gusti di ogni cinefilo medio di questa terra.
Benvenuti.

domenica 15 marzo 2009

Paura d'amare - Garry Marshall

Dopo aver rivisto per l'ennesima volta questo film sono arrivata alla conclusione che Garry Marshall debba essere ricordato più per questa opera seconda che non per Pretty Woman. Per questa affermazione, potrei essere mandata subito a rogo dai fan sfegatati della commedia romantica. Però, insomma, Pretty Woman è una storia davvero troppo improbabile, una favola così diabetica che finisce lì, quando compaiono i titoli di coda. Cosa ti porti dietro se non un senso di totale devastazione? E una aspettattiva molto più alta del necessario per la tua vita sentimentale che fa acqua da tutte le parti?

"Paura d'amare", invece, nasce da una commedia teatrale "Frankie and Johnny in the Clair de Lune" di Terrence McNally, che ne ha curato anche l'adattamento cinematografico, ed è un inno alla normalità, alla gente comune. Nessun albergo di lusso, ma appartamenti che odorano di vecchio e hanno macchie d'umido alle pareti, nessun ristorante che serve lumache, ma una tavola calda con l'odore della cipolla fritta e cameriere sole e disilluse. E' una storia d'amore profonda ma non solo. E' una descrizione sublime dell'animo umano, della sua solitudine. Tutti i protagonisti (che non sono solo Frankie e Jonny, il duetto si trasforma in una rappresentazione corale per tutto il film), sono vicini al baratro della solitudine, dell'insoddisfazione, dell'incapacità di trovare qualcuno, soprattutto dell'altro sesso, con cui relazionarsi. Insomma, l'uomo di oggi ha un'incapacità di dialogo soprattutto nelle relazioni che è spaventosa. E questo film la descrive a fondo. Dalla parte di lei e dalla parte di lui. Le esistenze di Frankie e Jonny sembrano fallimentari, nessuno pensa "vorrei una vita come quella", ma forse qualcuno dice "io ho una vita come quella". E nonostante le chiusure, le paure, gli sforzi vani per aprirsi all'altro alla fine si trova uno spiraglio. Una finestra aperta nel mondo dell'altro sotto le note del Clair de Lune di Debussy. Una porta si apre, un accappatoio per due nello spazio vitale dell'altro e uno spazzolino che trova posto in bagno come inizio di un percorso in due.
Di certo lo spettacolo non sarebbe stato lo stesso con due attori diversi, Al Pacino e Michelle Pfeiffer ci mettono del loro. Soprattutto lei, imbruttita, senza un filo di trucco, dura e spaventata, si cala nel personaggio con assoluta disinvoltura. Lui? E' Al Pacino, nulla da aggiungere. Anzi forse ha recitato col freno a mano tirato considerando l'intesità della sua recitazione. E' una commedia, di quelle che nella categoria Uccidimi dolcemente ci sta di diritto. Prendetela per quello che è, senza grandi aspettative se non siete fan di questo genere, ma pensate, almeno per un secondo, che girare una commedia sulla normalità, sull'uomo come semplice essere mortale in perenne affanno, vedrete che non è affatto semplice. Bravo Marshall!

0 commenti:

Related Posts with Thumbnails

Lettori fissi

Ultimi Commenti

Ultimi commenti

  © Blogger templates ProBlogger Template by Ourblogtemplates.com 2008

Back to TOP