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martedì 27 gennaio 2009

Sweeney Todd - Tim Burton

Partendo dal presupposto che la cosa che mi entusiasma meno nella vita sono i musical (dopo la trilogia del Signore degli Anelli) e che sono del tutto a digiuno in materia, mi permetto di dire che il ritorno della coppia Burton-Depp con “Sweeney Todd” non mi ha convinto del tutto. A partire da una sua categorizzazione: un musical? Un horror? Un thriller?

Appena ho spento la tv, ho avuto l’impressione che mancasse qualcosa, di sicuro nell’intreccio. Forse semplicemente siamo abituati ad un cinema del terrore fortemente complicato, ricco di colpi di scena e di flashback destabilizzanti per cui la storia lineare di un barbiere che, ingiustamente imprigionato da un giudice che vuole portagli via moglie e figlia, torna in una Londra di metà Ottocento sempre cupa e maleodorante per iniziare la sua vendetta tagliando gole a destra e a manca, aiutato da una bizzarra vicina che usa i cadaveri per cucinare i suoi pasticci di carne, ci sembra fin troppo semplice. I minuti scorrono e i personaggi si perdono in questi lunghi esercizi canori, a volte troppo ripetitivi, mentre il finale è già lì in agguato. O forse è solo che da Tim Burton ti aspetti sempre qualcosa di assolutamente geniale e la sfida di portare sul set cinematografico un testo teatrale di questa portata è troppo ardua.
Di sicuro gli attori nella loro performance non deludono, considerando che Jonny Depp e Helena Bonham Carter non hanno mai cantato in vita loro; ma è altrettanto vero che cambiare l’attore di punta ogni tanto non sarebbe male. Anche la scelta di due componenti del cast di Harry Potter (il giudice Turpin è il caro Severus Piton e il suo servitore Beadle è Codaliscia) mi ha lasciata perplessa, almeno un cambio di look per differenziarli dai loro gemelli di Hogworts era necessario.

Detto questo, resta sempre un film di Tim Burton e la sua firma la si rivede in tutto: nel pallore di Depp, nella sua doppia identità, nell’esaltazione del grottesco, nel fascino della follia, nell’oscurità di Londra. La cosa che davvero mi ha affascinato è il soggetto in sé. E’ il suo essere mito e leggenda. Sweeney Todd nasce dalla penna di Thomas Peckett Prest il 21 novembre 1846, ma molti continuano a sostenere che esistesse davvero nella Londra del primo Ottocento. E se fosse l’antenato di Jack lo Squartatore? Si rivede in altri scritti inglesi e francesi, sempre con la stessa crudeltà che lo contraddistingue. E’ il primo vero serial killer della letteratura. E se la sua storia è arrivata fino ad oggi, facendone prima un musical di grande successo nel 1980 scritto da Stephen Sondheim e poi un film diretto da un regista come Tim Burton qualcosa di buono ce l’avrà.

Pagelle:

10 al barbiere Pirelli… chi avrebbe mai detto che l’attore di Borat sarebbe tornato a recitare?

10 a Jonny Depp per il suo costume da bagno nella versione primavera-estate di Sweeney Todd, esilarante.

8 per la somiglianza tra Tim Burton e Sweeney Todd (solo che il regista il ciuffo bianco ce l’ha sul lato sinistro della parrucca se ci avete fatto caso).

4 alla morte di Mrs Lovett; non vi sembrava la vecchietta di Hansel e Gretel?

3 all’espressività e al canto dei due sfortunati amanti del film, i Giulietta e Romeo di Tim Burton. Meno male che sono solo marginali nella storia, il tempo di due note smielate e hai rimosso.

2 al giudice Turpin che nell’800 crede basti passare dal barbiere perché la figlioccia conceda le sue “grazie”.

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