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giovedì 14 gennaio 2010

La casa degli spiriti - Billie August

Stanca del paragone libro vs film, dove sempre e comunque il primo ne esce vincitore, decido di partire da un diverso presupposto: il paragone è impari. Perchè un libro ha l'arma profonda della scrittura che può spaziare in lungo e in largo, scavando nei personaggi, nella loro psiche, nei paesaggi e nei tempi. E lascia il compito di disegnare alla nostra immaginazione le immagini e i suoni di una storia scritta. In un paio d'ore il cinema, se pur con la forza e la dirompenza della visione, non può vincere contro la magia di un libro.


Ecco perchè non posso bocciare la trasposizione cinematografica de "La casa degli spiriti", opera prima di Isabel Allende. Trattandosi di un epopea familiare che racconta più di cinquant'anni di storia di una miriade di personaggi immersi nella storia cilena, è difficile pretendere di poter rendere tutto in chiave filmica. E' necessario tagliare, sintetizzare, semplificare. Ma questo non vuol dire che il film non riesca a cogliere l'essenza dei suoi punti più importanti. La descrizione imponente del protagonista maschile, Esteban Trueba che la Allende ha meravigliosamente creato in pagine e pagine di romanzo, nella pellicola emerge con decisione dallo sguardo sempre ardente di Jeremy Irons; il suo essere un rude dittatore nella vita pubblica come nei sentimenti, la sua ideologia conservatrice che si scontra con i cambiamenti della storia, quell'orgoglio e quella ricerca disperata di compresione sono intuibili in ogni gesto e in ogni espressione dell'attore. La protagonista femminile, invece, è una Meryl Streep che danza in una dimensione parallela, fatta di spiriti, tavolini che fluttuano sul soffitto, rafforzata da mutismi e addolcita da sorrisi. Gli altri due protagonisti più giovani sono interpretati da Winona Ryder e da Antonio Banderas, che fanno della loro recitazione ancora acerba il veicolo migliore per una storia d'amore impossibile. Le vite dei due giovani sono quelle maggiormente segnate dai gravi eventi della storia e della politica cilena, dall'elezione di Salvador Allende (parente della scrittrice) al colpo di stato di Pinochet. E' proprio questo che lascia stupiti: il libro in primis ma anche il film sono una sintesi esatta della mescolanza di realtà diverse; c'è il reale nella sua forma più estrema (la storia) e c'è l'irreale, il metafisico con i suoi spiriti che insieme si cercano e si trovano. Ogni cosa che nel libro è forza, evidenza, nel film è solo accenno, impressione, ma non vuol dire che valga di meno. Basta solo lasciare un po' spazio all'immaginazione: scavare negli occhi di Jeremy Irons, indagare gli spiriti della Streep, decifrare quei gemiti di Glenn Close. E lasciarsi trasportare a San Lucas, nella tenuta della Tre Marie, nella Casa dell'Angolo, in un America Latina viva come non mai.

Da non perdere entrambi.


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